L’acqua attraversa lo schermo a ondate per molti minuti
proprio all’inizio del film. Fuori scena, si sente lo strusciare di uno
spazzolone, mentre la schiuma del sapone galleggia dentro e fuori l’immagine,
finché alla fine l’inquadratura si allarga rivelando una giovane donna, un
secchio di latta in una mano e lo spazzolone con un lungo manico nell’altra.
L’area piastrellata sotto la scopa di setole è il posto auto
di una residenza in una delle parti più antiche di Città del Messico, e se sei
uno spettatore messicano saprai senza riflettere che la persona con il secchio
è una domestica, impegnata nelle quotidiane pulizie mattutine. Immaginerai la
sua occupazione anche prima di vedere davvero il suo volto perché lei è di
pelle scura e vestita troppo poveramente per essere qualcos’altro in una
residenza di quelle dimensioni, e perché emana un’aria di calma e rassegnata
pazienza. Quello che invece non realizzerai necessariamente è che lei, Cleo, è
la protagonista del film, perché nessun film messicano, a parte le farsesche e
scorrette commedie che ironizzano sulla India Maria[1], ha mai avuto come suo fulcro una
domestica.