Nelle settimane, mesi e anni da qui in avanti, quando la gente che avrà interesse nel dibattere su come sia stato possibile che nel ventunesimo secolo gli americani abbiano eletto un demagogo alla presidenza, chiamerà in causa – lamentandosene – i soliti sospetti: i sondaggi con i loro schemi inadeguati, i consiglieri delle campagne elettorali privi di senso della realtà, l’atteggiamento compiaciuto o complice dei media più diffusi, l’elettorato poco assennato, un candidato non all’altezza, e così via. Non sbaglieranno: ci sono un sacco di responsabilità da assegnare. È una questione aperta se questo digrignare di denti condurrà a un risultato diverso fra quattro anni – ammesso che ve ne sia la possibilità. Ma quello che manca a queste analisi è il riconoscimento dell’enorme influenza che ha avuto internet su questa elezione, influenza probabilmente meno suscettibile di cambiamento, diciamo, della modifica dei metodi di sondaggio, o della sostituzione dei consulenti politici.
Sue Halpern
Facebook, Twitter & Trump
da ''The New York Review of Books''POLITICA E SOCIETÀ: Che ruolo hanno avuto internet e i social media (in particolar modo Facebook e Twitter) nella vittoria elettorale di Donald Trump?