Vivo a Crevalcore. O forse sarebbe meglio dire, vivevo a Crevalcore1. Sono a pochi chilometri dall’epicentro, anzi dagli epicentri del terremoto che a partire dal 20 maggio2012 ha colpito, ripetutamente, l’Emilia.
Fin che non ci sei dentro, proprio dentro, il terremoto – questa parola composta che richiama il movimento della terra – è qualcosa di astratto. Un altrove, vicino o lontano che sia non cambia: è fuori da te. Ma quando la senti e ti fa vibrare anche le corde dell’anima, allora la prospettiva cambia e improvvisamente ti pervade. E anche parole come evacuato, sfollato, terremotato – una volta titoli di giornale letti distrattamente – assumono un peso diverso. Ti appesantisci, appunto. Come a riempire quel vuoto momentaneo (?) della terra. Un moto nel vuoto – spostamento improvviso di masse rocciose nel sottosuolo – che si perde nel tempo ma continua più o meno intenso.