Django Unchained, un film di Quentin Tarantino
Ho messo da parte per tre ore i libri su John Brown e il suo raid di mezzanotte all’arsenale di Harpers Ferry1 per andare a vedere Django Unchained, di Quentin Tarantino, che si diceva avesse qualcosa a che fare con la liberazione degli schiavi ottenuta con mezzi estremamente violenti.
Ho messo da parte per tre ore i libri su John Brown e il suo raid di mezzanotte all’arsenale di Harpers Ferry1 per andare a vedere Django Unchained, di Quentin Tarantino, che si diceva avesse qualcosa a che fare con la liberazione degli schiavi ottenuta con mezzi estremamente violenti.
Era il Boxing Day: giorno in cui i ricchi un tempo erano soliti offrire doni ai propri domestici e ai poveri meritevoli, nei multisala i film sembravano ispirarsi al tema della miseria umana. Da quanto ho potuto notare, madri e figlie optavano per Les Misérables, mentre i maschi (ero in compagnia di mio figlio maggiore) gravitavano verso Tarantino. (In quelle stesse ore i senatori rientravano in volo a Washington per alcune faccende lincolniane, e decidere se far pagare più tasse ai ricchi o decurtare i programmi di assistenza per i poveri – o entrambe le cose).
Assistere a Django aveva qualcosa di vagamente trasgressivo.