LEE SMOLIN, Time Reborn: From the Crisis in Physics to the Future of the Universe, Houghton Mifflin Harcourt, pp. 319, $28.00
SCIENZA: È ormai assodato che lo spazio e il tempo siano un tutt’uno e che il tempo non esiste: è solo una sensazione della nostra coscienza. Ma il fisico Lee Smolin, autore del saggio qui recensito, nega questa teoria e andando contro a generazioni intere di teorie scientifiche (da Newton ad Einstein) afferma che in realtà il tempo è reale.
Un momento fondamentale nella storia intellettuale è quando il Viaggiatore del Tempo H.G. Wells («per tanto sarà conveniente parlare di lui») riunisce i suoi amici attorno al fuoco del salotto per spiegare loro che tutto quello che sanno del tempo è sbagliato. Questa conversazione nel dopo cena segna una sorta di spartiacque, diceva più di ciò che il giovane Wells, che non aveva ancora pubblicato un libro prima de La macchina del tempo, immaginava poco prima dell’arrivo del ventesimo secolo.
Cos’è il tempo? Nient’altro che una quarta dimensione, oltre lunghezza, larghezza e profondità. «A causa di una naturale debolezza della carne – spiega il brillante padrone di casa – tendiamo a sorvolare su questo fatto». La geometria insegnata a scuola ha bisogno di essere rivista. «Ora, è davvero notevole che ciò sia stato trascurato… …Non c’è nessuna differenza tra Tempo e una qualunque delle tre dimensioni dello Spazio eccetto per il fatto che la nostra coscienza si muove con esso».
Wells non se l’era inventato. Era nell’aria, il tipo di cosa su cui vociferavano gli studenti durante nelle discussioni di società del Royal College of Science. Ma nessuno aveva reso la materia così persuasiva come lui fece nel 1895, mentre cercava di mettere insieme un meccanismo narrativo plausibile in un brano di narrazione fantastica. Albert Einstein era allora solo un ragazzo al ginnasio. Né fino al 1908 il matematico tedesco Hermann Minkowski annunciò la sua idea “radicale” che spazio e tempo fossero una singola entità: «D’ora in poi lo spazio in se e il tempo in se, sono destinati a sfumare in mere ombre, e solo un tipo di unione dei due manterrà una realtà indipendente».
Così nacque lo spaziotempo. Nello spaziotempo tutti gli eventi sono fusi insieme, un continuum quadrimensionale. Passato e futuro non sono più speciali di sinistra e destra o su e giù. La dimensione del tempo appare speciale solo per la ragione menzionata da Wells: la nostra coscienza vi è coinvolta. Noi abbiamo una visuale limitata. In ogni istante vediamo solo una fetta della pagnotta, una sottile sezione trasversale tridimensionale del tutto. Per il fisico moderno, la realtà è la cosa per intero, passato e futuro riuniti in una singola storia. La sensazione dell’adesso è solo questo, una sensazione e diversa per tutti. Anziché un unico grande orologio, abbiamo moltitudini di orologi. Ed anche altri accessori: coni di luce e linee d’universo e curve del tipo tempo e altri metodi per tracciare i percorsi della luce e degli oggetti attraverso questa quarta dimensione dello spazio. Dire che la visione spaziotemporale della realtà abbia dato maggiore autorità ai fisici dello scorso secolo sarebbe un eufemismo.
Anche i filosofi la gradiscono. «Concludo che il problema della realtà e la possibilità di stabilire gli eventi futuri è ora risolta», scrisse Hilary Putnam nel 1967.
Inoltre, è stato risolto dalla fisica e non dalla filosofia. Abbiamo appreso che viviamo in un mondo quadrimensionale e non tridimensionale, e che lo spazio e il tempo – o meglio, le separazioni tipo spazio e le separazioni tipo tempo – sono solo due aspetti di un singolo continuum quadridimensionale…