A ripensarci, la diresti una storia da manuale.
L’appuntamento è per mezzogiorno in punto. Dall’avvocato. Marco, mio marito, verrà direttamente dall’ufficio. Per nessuna ragione al mondo perderebbe anche un solo attimo di lavoro. Il suo non è semplice attaccamento professionale, ma si tratta piuttosto di una sindrome di sfrenato carrierismo che nei momenti di maggior competizione con i colleghi della società dove ricopre la carica di manager gli provoca incontenibili attacchi di panico.
Fino a poco tempo fa mi sforzavo di aiutarlo a superare le crisi che si facevano sempre più frequenti. Adesso, dopo innumerevoli tentativi falliti, mi sento allo stremo, sebbene per carattere non sia disposta a subire le avversità senza reagire, non foss’altro perché sin da ragazzina ho imparato a pensare la vita come un dono da non disperdere.
Il sabato e la domenica Marco li dedica alle scartoffie che si porta a casa dall’ufficio, stipate in quella sua valigetta nera da incubo. Di frequentare amici non se ne parla, perché a suo dire è tutta gente senza ambizioni. Cinema, teatro, mostre d’arte, concerti e via dicendo sono solo tempo perso, sostiene. Per mia fortuna ho ottimi rapporti con i miei colleghi, e poi c’è Lory, la mia più cara amica sin dai tempi del liceo, che adesso fa attività di pubbliche relazioni. Con loro posso uscire dalla mia gabbia domestica per distrarmi quel poco, mentre lui se ne sta rintanato in casa fino a tarda ora come un recluso. Per poi ingoiare un potente sonnifero che gli consenta di non passare la notte bianca.
Che dire poi delle vacanze: una manciata di giorni nei luoghi privi della benché minima attrattiva, del tutto isolati dal mondo. E se ne vanta!
Quanto a me, oggi ho chiesto al mio caporedattore mezza giornata di permesso, voglio prendere le cose con calma. Davvero non c’è motivo di avere fretta. Uscirò di casa con un’oretta di anticipo. Dal quartiere dove abitiamo mi farò a piedi tutto il corso principale, così avrò il tempo di soffermarmi davanti a qualche vetrina per dare uno sguardo ai nuovi arrivi dei capi di vestiario stagionali.
Non che sia una fanatica, una di quelle che vogliono essere a tutti i costi sull’onda della moda. Ho gusti sobri e al tempo stesso disinvolti, se vogliamo. Lo so, potrebbe sembrare una sorta di contraddizione; ma per me non lo è. Almeno, così la penso da sempre. Ma quel che più conta è che a detta di tutti ho un gran bel fisico, snello e affusolato quanto basta.
A proposito, il mio nome è Marilena. Faccio la giornalista presso ORIZZONTI, un settimanale per un target di lettori di cultura medio alta, così si dice nel nostro singolare universo professionale, dove curo la seguitissima rubrica Cose di questo mondo, che si occupa di mondanità varia, viaggi e gourmet. Firmo i miei servizi col nome Lulu “per creare più empatia con i lettori”, come mi ha suggerito il direttore.