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Tutti gli strateghi vi diranno che è un errore accettare il combattimento che il vostro nemico vuole che combattiate. Dovreste imporre la vostra strategia su di loro, non lasciare che siano loro a imporla a voi. Questa lezione si applica anche alla lotta contro i leader dell’ISIS. Noi abbiamo fatto pressione su di loro in Siria; loro hanno replicato con atroci attacchi ad Ankara, Beirut e ora a Parigi. Stanno cercando di provocare uno scontro apocalittico con gli infedeli Crociati. Dobbiamo negargli questa opportunità.
L’ISIS vuole convincere il mondo dell’indifferenza dell’Occidente per le sofferenze dei musulmani, quindi noi dovremmo dimostrare l’opposto. L’ISIS vuole trascinare la Siria ancora più a fondo nell’inferno, quindi terminare la guerra in Siria dovrebbe essere la prima priorità dell’ultimo anno in carica dell’amministrazione Obama. Il segretario di stato John Kerry ha già coinvolto i russi, gli iraniani e i sauditi nello sviluppare le linee guida di una trasformazione in Siria. Il prima possibile, non importa quanto difficile questo possa essere, gli incontri a Vienna dovranno includere rappresentanti del regime siriano e oppositori siriani non dell’ISIS. L’obbiettivo sarebbe di stabilire un cessate il fuoco tra il regime e i suoi oppositori, in modo che la lotta contro l’ISIS possa giungere a una conclusione e che i profughi siriani possano tornare a casa. Distruggere il progetto dell’ISIS di creare un califfato, non metterà fine al nichilismo jihadista, ma eroderà in maniera decisiva il fascino ideologico dell’ISIS.
Una campagna di successo contro il nichilismo dovrà resistere al nichilismo stesso. Se, come Gilles Kepel, un esperto francese di islam, ha detto, l’ISIS sta cercando di provocare una guerra civile in Francia, allora lo stato francese non deve predisporre tattiche che gli faranno perdere la fedeltà dei suoi più vulnerabili e suscettibili cittadini[1]. La detenzione senza processo, deportazioni di massa, interrogatori fisici brutali, confini sigillati, la fine della libertà di circolazione delle persone in Europa: tutte queste tattiche proposte dalla demagoga della destra francese Marine Le Pen – tenteranno i francesi e altre autorità europee, ma sono disastrose come strategia. Una campagna di successo contro l’estremismo dovrebbe rafforzare non indebolire, la lealtà verso la liberté, égalité, fraternité, soprattutto tra i cittadini musulmani.
La strategia dell’ISIS cerca anche di spingere gli europei a pensare ai rifugiati come potenziali minacce alla sicurezza piuttosto che vittime come in realtà sono. Ha una qualche importanza che l’ISIS non abbia successo nel suo obbiettivo di diffondere la disinformazione strategica. In precedenza aveva avuto qualche successo. Prima degli attacchi di Parigi, il governo svedese aveva iniziato a chiudere i suoi confini. Dopo gli attacchi, il governo polacco ha annunciato che non avrebbe accolto i novemila rifugiati che la UE aveva destinato al ricollocamento in Polonia. Un passaporto siriano è stato trovato vicino al corpo di uno degli attentatori suicidi dello Stade de France, e questa scoperta ha fatto puntare il dito del sospetto sugli altri profughi. Se l’ISIS ha lasciato un passaporto, aveva una ragione per farlo[2]. Non vuole che l’Europa dia una casa a tutti quelli che fuggono dal suo califfato.
Finora, pochi leader europei non si sono fatti ingannare dalla campagna di strategia disinformativa dell’ISIS. Il capo della Commissione Europea e lo speaker del Parlamento Europeo hanno dichiarato che l’Europa non deve permettere all’ISIS di dettare i termini della sua politica sui rifugiati. I governatori di stato americani e i candidati repubblicani alla presidenza, d’altra parte, stanno chiedendo di non accogliere rifugiati siriani negli Stati Uniti. Questa è paura mascherata da prudenza. Canada, Australia e Inghilterra, paesi che sono stati attaccati dai terroristi, non si sono ritirati dal loro impegno ad accogliere rifugiati siriani, e anche gli Stati Uniti non dovrebbero farlo. Impedire l’accesso agli Stati Uniti ai rifugiati, consentirebbe al nemico di dettare i termini della lotta. Gli Stati Uniti hanno tutte le ragioni – morali, militari, strategiche – per non arrendersi alla paura e continuare a offrire rifugio a coloro che scappano dalla barbarie.