ANACLETO VERRECCHIA, Vagabondaggi culturali, “La Torre d’Avorio”, Torino, Fogola, 2009, pp. 349, € 24,00
IDEM, La stufa dell’Anticristo. Altri vagabondaggi culturali, “La Torre d’Avorio”, Torino, Fogola, 2010, pp. 362, € 28,00
LETTERATURA DA VIAGGIO: Ancora una volta è un diario di viaggio a catturare l’attenzione di un autore di ‘451’, un importante professore come Ugo Dotti. Anacleto Verrecchia viaggia e scrive dei suoi “vagabondaggi culturali”: un luogo gli evoca immediatamente un ricordo, un pezzo di storia o di letteratura. Così le rovine di Sibari gli fanno tornare alla mente un mito indiano, mentre passando per Valchiusa non può non pensare a Petrarca.
Viaggiare, scrive Anacleto Verrecchia, significa volger l’orecchio alla voce del passato, e, dato che i tanti e tanti Paesi che egli ha veduto, dall’Europa all’Asia, dall’Africa settentrionale alla Mesopotamia, sono in tutto o in gran parte figli della secolare civiltà di Roma, anche questa civiltà emerge continuamente dal sottofondo, con i suoi splendori e le sue brutalità, i suoi trionfi e le sue depravazioni. Non per nulla Verrecchia ha intitolato questi suoi reisebilder1 Vagabondaggi culturali. Il primo tomo, per così dire, di queste sue impressioni di viaggio si apre con pagine dedicate alla Romania, ed è già Ovidio, i suoi Tristia e le sue Epistulae ex Ponto. Ma Anacleto Verrecchia è anche un eccellente studioso di Nietzsche, di Lichtenberg e di Schopenhauer in Germania, e di Giordano Bruno in Italia, tant’è che le loro ombre – non phantasmata, ma fratelli conosciuti e ascoltati anche nelle loro debolezze –, appena se ne dà l’occasione, riprendon vita e gli parlano, gli si affiancano quali memorabili compagni di viaggio, lo educano e tornano a riflettere con lui su cosa sia questa nostra esistenza, il valore della storia o il suo effimero. Un’ultima osservazione preliminare: il viaggio come meditazione sulla vita stessa.