Nicla Vassallo, Per sentito dire. Conoscenza e testimonianza, Milano, Feltrinelli, 2011, pp. 156, € 15,47
Silvia, a cinque anni, era una tenace sostenitrice della teoria geocentrica e l’argomentava invocando l’evidenza: lei non si era mossa dalla sua camera, eppure il sole, che al mattino non entrava dalla finestra, al pomeriggio irrompeva senza possibilità di equivoco. Ora che è cresciuta e si è convertita al copernicanesimo, assicura di aver passato il pomeriggio studiando indefessamente i verbi greci e di non aver navigato in internet, però la mamma, collegandosi a Facebook, scopre che ha lasciato un post hg sulla sua bacheca proprio quel giorno intorno alle 16.
I due casi sono diversi, ma legati da un elemento comune: la presenza di una testimonianza, che tuttavia svolge un ruolo diverso nelle due circostanze. Nel secondo caso una testimonianza è controllata (e smentita) tramite l’esperienza, mentre nel primo caso accade il contrario: l’esperienza viene controllata (e smentita) dalla testimonianza, infatti quanti di noi non sono astronomi ma si fidano della testimonianza di scienziati, maestri e libri che sostengono la teoria eliocentrica.