Joshua David e Robert Hammond, High Line: The Inside Story of New York City’s Park in the Sky, New York, Farrar, Straus and Giroux, 2011
È raro che le integrazioni alle opere di architettura o di ingegneria realizzate dagli stessi progettisti degli originali provochino altrettanto scalpore delle installazioni iniziali. C’erano quindi diversi dubbi su quanta emozione avrebbe potuto suscitare l’inaugurazione, a giugno, del secondo segmento della High Line (“Linea alta”), l’innovativo parco creato in cima al lungo viadotto della dismessa New York Central Railroad, un ramo ferroviario per treni merci che corre lungo l’estremità occidentale di Manhattan, tra il Meatpacking District e Midtown.
Al momento della sua inaugurazione nel 2009, la prima porzione di questo camminamento tra il verde urbano a dieci metri di altezza, che si estende da Gansevoort alla Ventesima strada Ovest – ovvero circa un terzo dell’intera lunghezza del progetto completo, mentre la seconda parte è stata da poco aperta trala Ventesimaela Trentesima Ovest–, fu accolta con unanime approvazione, e con buoni motivi. Di rado nella pianificazione urbanistica moderna una singola opera di design urbano ha riunito e sintetizzato tante preoccupazioni attuali, tra cui la salvaguardia storica, il riuso funzionale di infrastrutture obsolete, l’urbanistica verde, il finanziamento da parte di privati e la gestione di servizi ai cittadini.