CHARLOTTE ROGAN, The Lifeboat, Reagan Arthur/Little, Brown, 278 pp., $24.99
Per molto tempo i giudici e i procuratori hanno affermato con forza che le leggi in uso sulla terraferma debbano essere applicate anche in mare aperto, come d’altro canto hanno riconosciuto che in acque internazionali il diritto sia spesso in conflitto con il costume marittimo tradizionale – in particolar modo l’uso di tirare a sorte per decidere chi debba vivere e chi debba morire nelle situazioni disperate. In Inghilterra ci fu un caso emblematico, Regina v. Dudley e Stephens (1884), in cui gli uomini dell’equipaggio del battello Mignonette furono condannati per aver ucciso e mangiato il mozzo di bordo, dopo che la loro nave era affondata nel sud dell’Atlantico e che si erano imbarcati nella scialuppa di salvataggio. Il processo fu ricordato indirettamente da W.S. Gilbert1 in The Yarn of the “Nancy Bell”, in cui un vecchio marinaio canta di come mangiò gran parte dell’equipaggio della sua nave perduta:
Io sono un cuoco e un capitano ardito,
del battello Nancy il vice comandante,
mozzo ubriaco e giovane ufficiale, della scialuppa tutti i marinai!