DORON WEBER, Immortal Bird: A Family Memoir, Simon and Schuster, pp. 358, $ 25.00
Quando il secondo anno della facoltà di Medicina giunse al termine, la nostra attività didattica si spostò dalle lezioni in aula ai giri di visita in corsia. Eravamo a tutti gli effetti degli apprendisti, che dovevano formarsi non solo in base all’acume diagnostico dei medici più anziani, ma anche osservando il modo in cui essi si relazionavano con i pazienti.
Di volta in volta ogni studente veniva assegnato a un reparto diverso, e io trascorsi i miei primi mesi in chirurgia. Nonostante il numero estenuante di ore e il pesantissimo carico di lavoro, fu un’esperienza entusiasmante. Osservai sbalordito come veniva aperto il torace di una donna, ne veniva estratta una valvola aortica stenotica e calcificata, e veniva sostituita con una protesi funzionante. La procedura durò parecchie ore e richiese una precisa orchestrazione medica tra il cardiochirurgo, l’anestesista e il cardiologo. Quando furono applicati gli ultimi punti di sutura, lo specializzando osservò che si trattava di “un caso appassionante”.