Il 14 luglio di quest’anno a Parigi, prima dei fuochi d’artificio per la festa della Repubblica francese, sono comparsi due grandi manifesti che riportavano lo slogan “Touche pas à mon pote” (“Giù le mani dal mio amico”), in difesa dei migranti e di chiunque sia diverso dalla maggioranza, quello che in sintesi chiamiamo “l’Altro”, in modo che l’occasione diventasse una sorta di grande festa del “siamo tutti uguali”, con tanto di buone intenzioni e forse anche di retorica. È una formula, questa, che fa intravedere quanto una società perfetta, cioè la nostra, vorrebbe la fine della dicotomia “Noi/Loro” e delle difficoltà conseguenti; un mito della “benign bigotry”, delle società multietniche contemporanee – americana e non –1, che nasconde, dietro il “sono tutti uguali” e dietro un’apparente manifestazione di trattamento egalitario per tutti, una forma invisibile di pregiudizio e un inespugnabile muro ideologico di esclusione sociale.
Paola Villano
Appunti sul pregiudizio
SOCIOLOGIA. Slogan e manifestazioni contro il razzismo sono veramente “sincere”? Quanto invece il razzismo è insito nell’uomo e perché? La diffidenza verso il “diverso” (di qualunque diversità si parli) spiegata dal punto di vista antropologico e psicologico, con proposte di cambiamento reale.