Che cosa significa per un paese cambiare nel profondo? Quali vere novità ricaverebbero, e quali sensazioni produrrebbe nei suoi cittadini? Sarebbe davvero un fatto positivo? Pochi mesi fa, quando la crisi della Grecia aveva chiarito che essere membro di eurolandia non significava avere accesso illimitato al credito a pari condizioni di paesi comela Germaniaela Francia, l’Italia si è trovata improvvisamente a malpartito. Dopo avere sonnecchiato per anni in un declino finanziato dal debito, all’improvviso il paese scopriva che i finanziatori chiedevano tassi d’interesse insostenibili, come se si trattasse di una vacillante economia da terzo mondo che fa la questua a un paese straniero.
I sacrifici erano ormai inderogabili. Il conseguente cambio di governo e le drastiche misure di bilancio sono state ampiamente descritte in quasi tutti i giornali. Ma l’aspetto che a me interessa più dei numeri o dei mercati è come questi sviluppi potranno effettivamente cambiare, nel lungo termine, il rapporto degli italiani fra loro e con lo Stato.