1.
A dispetto del suo affievolirsi in pochi mesi, Occupy Wall Street è riuscita a cambiare i termini della discussione politica in America. L’ineguaglianza, la concentrazione del benessere, il famoso un per cento, la nuova Età dell’Oro – tutti questi temi sono diventati presenze fisse nel dibattito nazionale e in parte grazie ai manifestanti che si accamparono a Zuccotti Park nel lower Manhattan. Anche i candidati repubblicani alle presidenziali si sono sentiti spinti ad affrontare queste questioni. Le testate giornalistiche, nel frattempo, hanno prodotto rapporti regolari sulla fortuna dei super-ricchi, sulle difficoltà della classe media e sulle tribolazioni di coloro che sono rimasti indietro.
Ma anche nel turbine della copertura mediatica sulla crescita della disparità tra i redditi, gli americani più ricchi sono riusciti in gran parte a nascondersi allo sguardo. Dovunque, i miliardari si stanno dando da fare per dar forma alle politiche, influenzano l’opinione pubblica, promuovono le cause che gli fanno comodo, ridanno lustro alla loro immagine e si sottraggono con abilità agli esami scrupolosi. I giornalisti gli hanno in gran parte permesso di farla franca.