di Caroline Fraser
Metropolitan, 625 pp., $35.00
N.d.T.: Laura Ingalls, sposata ad Almanzo Wilder, è stata l’autrice della fortunata serie di romanzi de La casa nella prateria, che raccontano la sua esperienza all’epoca della conquista del West. Laura e Almanzo ebbero una figlia, Rose Wilder Lane (quest’ultimo il cognome del marito), a sua volta scrittrice, nonché attivista politica.
I romanzi della serie de La casa nella prateria di Laura Ingalls Wilder rimangono per molti di noi americani un’esperienza letteraria formativa della nostra infanzia: conserviamo di essi, come se fossero i nostri stessi ricordi, frammenti vividi delle avventure della piccola Laura con la sorella maggiore Mary, le sue sorelle minori Carrie e Grace, e i loro genitori Caroline e Charles, la prima di serafica concretezza, il secondo portatore di gioia con il suo violino e le sue canzoni. Parte del fascino dei romanzi sta nel punto di vista di Laura: è la sorella più semplice e dispettosa, con un carattere forte e impulsi egoistici – una bambina con la quale qualunque lettore può identificarsi. Inoltre, la Wilder registra le sue esperienze con un’affascinante semplicità di stampo chechoviano, spiegando attentamente i dettagli materiali della vita quotidiana dei pionieri: come il padre oliava le trappole per gli orsi, come le donne si preparavano per i balli, come si costruiva una capanna con la porta a chiavistello senza chiodi, cardini o lucchetto, e come si proteggeva la casa dai frequenti incendi nella prateria.
Come Caroline Fraser scrisse in queste pagine sul New York Review of Books nel 1994, recensendo The Ghost in the Little House: A Life of Rose Wilder Lane (“Il fantasma della casetta: La vita di Rose Wilder Lane”), «ogni compito portato avanti da papà o da mamma viene descritto con molta calma […], l’attenzione al dettaglio è anche un rifugio emotivo, e cattura la capacità dei bambini di alleviare le preoccupazioni perdendosi nella contemplazione di ciò che è ordinato e ordinario».
Fraser riteneva che questo “senso di sicurezza” fosse il contraltare delle “tensioni familiari e […] dei terrificanti disastri naturali” che le famiglie Ingalls e Wilder affrontano ripetutamente nel corso di otto volumi.