Grazie alla mostra alla National Gallery of Art di Washington sulle fotografie di Ginsberg si è riacceso l’interesse sulla leggenda dei Beats. Sulla prestigiosa New York Review of Books, Edmund White, professore all’università di Princeton, ha dedicato un saggio al catalogo della mostra, saggio pubblicato anche in italiano dalla rivista culturale “451” reperibile in libreria o al sito www.451online.it e corredato da un video di grande suggestione fruibile con uno smartpfone dalle pagine della rivista con il sistema QR o dal sito citato.
White ripercorre le tappe più importanti della vita di Allen Ginsberg, uno dei protagonisti della Beat Generation, attraverso le foto che ha scattato nel corso della sua vita, soprattutto ai suoi compagni, e che ha poi corredato di commenti talvolta pungenti, talvolta sarcastici, talvolta affettuosi. Edmund White, che si è spesso occupato del movimento Beat, ha colto l’occasione della mostra di Washington per aprire una finestra sui protagonisti della Beat Generation e sulle loro singolari vite..
Ginsberg – racconta White – si divertiva a fotografare i suoi amici (Burroughs, Kerouac, Orlovsky ecc.) in atteggiamenti e situazioni fra le più varie, testimoniando così i rapporti che intercorrevano tra loro e i diversi momenti passati assieme. È poi assolutamente interessante e curioso osservare come nelle foto della mostra “Il fascino delle immagini deriva dal fatto che poche di esse sono già note a tutti e che molte presentano i soggetti nella loro giovinezza: ecco ad esempio un Ginsberg dal volto fresco, goffo e quasi ingenuo, con tutti i denti, molti anni prima di diventare il guru barbuto che conosciamo, e un malinconico, poetico William Burroughs prima che assumesse l’aria da preistorico impresario di pompe funebri, tipica dei suoi soliti ritratti».