Sulla rivista “451” una analisi di Franco Petroni sulle autobiografie dei terroristi
Terrorismo figlio disconosciuto dei partiti marxisti leninisti?
La recente comparsa di stelle a cinque punte su qualche muro e il problema senza fine dell’estradizione di Cesare Battisti dal Brasile riportano ancora una volta all’attenzione dell’opinione pubblica gli anni di piombo. Un contributo importante per comprendere quel periodo scellerato viene da una articolo di grande interesse di Franco Petroni “Autobiografie del terrorismo” pubblicato sul numero di gennaio della rivista “451” reperibile nelle librerie e leggibile al sito www.451online.it. Franco Petroni, professore di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università di Perugia analizza la storia degli anni di piombo e i personaggi più importanti che l’hanno vissuta in prima persona con un taglio molto originale: l’analisi critica delle molte autobiografie di terroristi degli anni di piombo. Che cosa emerge dall’articolo di Petroni? Accanto alle informazioni storiche più importanti e conosciute, veniamo a contatto con aspetti meno noti sull’attività dei brigatisti, legati al loro carattere, alla loro vita privata e alla loro formazione, notizie utili per avere un quadro più ampio e chiaro della loro ideologia e delle motivazioni che li hanno spinti ad agire come hanno agito. La biografia e l’autobiografia sono due generi che, se studiati con spirito critico e con attenzione, come in questo caso, sono una fonte proficua di informazioni storiche: Gallinari, Franceschini, Fenzi, Balzerani (nomi tristemente noti al grande pubblico) vengono raccontati e analizzati tramite i loro scritti. Il quadro che ne esce è decisamente interessante.
“E’ un luogo comune della pubblicistica democratica – scrive tra l’altro Petroni – quello secondo cui il terrorismo occupa, a partire dai primi anni ’70, lo spazio lasciato libero dai partiti già marxisti leninisti che hanno scelto la logica parlamentare e, anzi, è il figlio disconosciuto di questi.” “Caratteristica essenziale del marxismo leninismo – continua Petroni – è sempre stata l’attenzione costante alla dialettica avanguardia – masse: in assenza di un rapporto reale con le masse proletarie, è tradizione consolidata che qualsiasi organizzazione sedicente rivoluzionaria venga marcata come borghese; borghese progressista nel migliore dei casi, nel peggiore, e più frequente dei casi, borghese e fascista.” E, scrive ancora Petroni, “va sottolineato prima di tutto il tipo di rapporto che i professionisti della Rivoluzione hanno avuto con la fabbrica e in genere con l’ambiente operario: un rapporto di lontananza, se non di estraneità.”
Il numero di gennaio di ‘451’, rivista che si ispira alla linea editoriale della New York Review of Books di cui pubblica la traduzione di molti articoli unitamente a contributi di autori italiani di chiara fama, propone anche altri argomenti di grande interesse: Gianfranco Pasquino analizza e confronta le biografie di due leader del recente passato, Blair e Bush, Ingrid Rowland parla di Caravaggio e della mostra di Roma che è stata la più visitata del 2010, Silvio Ferraresi analizza la storia delle più importanti ricerche in campo genetico (che, alla luce delle scoperte di questi giorni, sembrano non arrestarsi), Malise Ruthven scrive sull’integralismo islamico (che anche ultimamente è tornato di attualità con le stragi di cristiani e la messa al bando in Iran delle opere di Paulo Coelho), Joseph Lelyveld ci presenta il fotografo sudafricano David Goldblatt, impegnato nelle problematiche legate all’apartheid, Margaret Atwood recensisce un libro di narrativa scientifica sulle formiche e sulla loro importanza a livello biologico e di ecosistema. Come si vede un approccio veramente a 360 gradi sul mondo della cultura, della scienza e dell’arte.
Il numero di gennaio di ‘451’ può essere acquistato nelle principali librerie delle città ed è fruibile su internet (www.451online.it), dove sono visibili anche le versioni video di alcuni degli articoli.
Bologna, 20 gennaio 2011