Le due Coree si stanno avviando verso una nuova, pericolosa fase del loro tortuoso rapporto. In un discorso del 24 maggio scorso il presidente sudcoreano Lee Myung Bak ha interrotto i rapporti commerciali con Pyongyang, vietato alle imbarcazioni del Nord di introdursi nelle acque territoriali meridionali e minacciato un’immediata azione di rappresaglia nel caso in cui la Corea settentrionale decida di compiere un’incursione di qualsiasi tipo – via terra, mare o aria – nel suo territorio. Per tutta risposta, i nordcoreani hanno definito Lee “traditore” e “bastardo”, e si sono detti pronti a rispondere a qualunque iniziativa militare del Sud con una guerra aperta. Un capitano ha giurato di aprire il fuoco sugli altoparlanti sudcoreani se il governo di Seul riprenderà a trasmettere i suoi annunci propagandistici nella zona demilitarizzata. Dopo il discorso del presidente Lee, l’onnipotente leader del Nord, Kim Jong Il è scomparso dalla scena pubblica – come ha spesso fatto ogni volta che ha avuto motivo di temere di essere colpito dalle armi laser in uso all’esercito del Sud e a quello degli Stati Uniti, suoi alleati.
Christian Caryl
Corea del Nord. Una crisi di valori
da ''The New York Review of Books''Questo articolo è apparso sulla ‘New York Review of Books’ prima dell’ultimo incidente ‘di frontiera’ fra le due Coree; l’analisi svolta, prefigurando e prevedendo gli attuali sviluppi, consente di capirne dinamiche e senso.