The Landmark Xenophon’s Hellenika, a cura di Robert B. Strassler, tradotto dal greco da John Marincola, e con un’introduzione di David Thomas, New York, Pantheon, pp. 585, $ 40,00
Nel 396 a.C. il re spartano Agesilao organizzò una spedizione per liberare i greci dell’Asia Minore dalla tirannia dei satrapi persiani e trasferì le sue forze davanti all’isola di Eubea, in modo da lanciare l’invasione dalla costa sudorientale. Non molto lontano da qui, sulla costa della Grecia continentale, si trovava Aulide, luogo in cui Agesilao volle ardentemente sacrificare un cervo alla dea Artemide, per ottenere venti favorevoli all’attraversamento dell’Egeo. Si trattava di una trovata propagandistica che ogni greco avrebbe capito al volo, perché proprio da qui Agamennone partì per la guerra contro Troia oltre 850 anni prima. Agamennone, come era noto, sacrificò la stessa figlia Ifigenia, benché secondo la tradizione Artemide l’avesse salvata strappandola all’ultimo momento dall’altare.
Era evidente che Agesilao voleva accreditarsi come un secondo Agamennone, sebbene rifiutasse di offrire in sacrificio il figlio per imitare quello di Ifigenia da parte di Agamennone. Ma i Tebani, nel cui territorio era ubicata Aulide, non erano per nulla contenti di vedere il loro leggendario sito utilizzato dagli spartani per un’autopromozione. Così interruppero la cerimonia sacrificale e costrinsero il re spartano a partire senza aver compiuto il progettato omaggio ad Agamennone.