Roberto Antonetto, Gabriele Capello “Moncalvo”. La vita e gli scritti. Con un saggio di Alessandro Allemano sulla Società Operaia di Moncalvo, Centro Studi Piemontesi, Torino 2006.
Piergiorgio Dragone, Pittori dell’Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa 1830-1865, Saggio introduttivo di Marco Rosci, Banca CRT, Torino 2001, pp. 33-42
Alessandro Mandolesi, Maurizio Sannibale (a cura di), Etruschi. L’ideale eroico e il vino lucente, Catalogo della mostra, Asti, Palazzo Mazzetti, 17 marzo – 15 luglio 2012, Electa, Milano 2012.
ARTE: Pier Maria Stabile analizza le caratteristiche e le trasformazioni delle arti figurative in Italia durante il periodo della Restaurazione.
In occasione della mostra sulla civiltà etrusca svoltasi l’anno scorso ad Asti presso palazzo Mazzetti di Frinco, una speciale sezione dell’esposizione è stata dedicata al “Gabinetto etrusco” realizzato da Pelagio Palagi (Bologna 1775 – Torino 1860) su incarico di re Carlo Alberto per il castello di Racconigi fra il 1833 e il 1838.
Lo studiolo di Racconigi, i cui disegni originali conservati presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna sono stati esposti insieme ad arredi e decorazioni, costituisce l’esempio più raffinato e rappresentativo dello stile c.d. “etrusco” a livello non solo italiano, ma anche europeo, per il «felice abbinamento fra arredi e decori delle pareti, nonché per i suoi sottintesi risvolti politico-concettuali connessi al primato italico degli Etruschi» (Alessandro Mandolesi, Maria Chiara Ambrosio, Il gusto “all’etrusca” in terra sabauda, in Etruschi. L’ideale eroico e il vino lucente cit., p. 178).
La scelta del Palagi di ispirarsi all’arte etrusca nell’allestimento e nella denominazione del Gabinetto del castello racconigese si collega infatti alle motivazioni patriottiche di Casa Savoia e in particolare al riferimento voluto da Carlo Alberto in piena epoca risorgimentale alla civiltà che, secondo la testimonianza di autori antichi quali Servio e Tito Livio, aveva esteso il proprio dominio su gran parte della penisola italiana e del Mediterraneo occidentale prima ancora dei Romani (cfr. Alessandro Mandolesi, Etruschi e Piemonte sabaudo: dal gusto “all’etrusca” al collezionismo archeologico cit., pp. 109-110).
L’interesse del Palagi per la sperimentazione artistica e la passione per le antichità, testimoniata dalla sua celebre collezione di reperti archeologici, gli consentirono di creare uno stile affatto originale e raffinato che spaziava ecletticamente dal classicismo piranesiano al Gothic Revival di matrice anglosassone.
Le arti applicate, ottenuto in epoca neoclassica «il pieno riconoscimento della loro dignità artistica, a fianco di architettura, pittura e scultura», furono magistralmente interpretate durante la Restaurazione dal Palagi il quale «creò situazioni stilistiche omogenee che andavano dall’affresco all’arredo, alla suppellettile, nel nome di uno spregiudicato eclettismo che si nutriva di ben fondate conoscenze iconografiche: dai tempi antichi ai più moderni spunti interpretativi» (Cristina Bersani, I sedili “etruschi” di Pelagio Palagi per il re Carlo Alberto, in Etruschi. L’ideale eroico e il vino lucente cit., p. 261).
Il rimodernamento palagiano delle residenze reali di Torino, Racconigi e Pollenzo, dimostrando una piena sintonia stilistica con il programma carloalbertino di rinnovamento culturale, inaugurò così un’inedita stagione eclettica che non ebbe analoga fortuna in altre regioni italiane.