Catalogo della mostra a cura di Sarah Greenough, National Gallery of Art/Del Monico, New York, pp. 137, $ 49,95
Allen Ginsberg e William Burroughs hanno entrambi scoperto tardi che realizzare opere d’arte figurativa è un buon sistema per far soldi. La letteratura, lo scrivere non lo sono. Incontri e conferenze sono economicamente interessanti, ma finiscono per essere stancanti, o può capitare che il relativo mercato si esaurisca. Nessuno dei due è mai stato pazzo per i soldi, ma quando si diventa vecchi serve disporre di una qualche copertura economica o ancora di salvezza. Burroughs si è convertito alla pittura. Ha messo un po’ di vecchie latte di vernice davanti a tele bianche e le ha prese di mira sparando: gli schizzi e le macchie erano l’opera d’arte. Per quanto siano le opere figurative più note di Burroughs, questi dipinti costituiscono soltanto una piccola parte della sua produzione. Burroughs ha realizzato ventiquattro di tali shotgun paintings nel 1982 e poche altre prima della sua morte, nel 1997. Secondo il suo amico James Grauerholz, Burroughs ha in realtà sfornato più di 1500 opere d’arte tra il 1982 e il 1996 (tra queste un gran numero di stencils e targets1: esse si presentano per la maggior parte come composizioni astratte in cui sono aggiunte macchie di colori smaglianti). Parecchi musei e più di ottanta gallerie di tutto il mondo le hanno esposte.