UGO DOTTI, La rivoluzione incompiuta. Società politica e cultura in Italia da Dante a Machiavelli, Torino, Nino Aragno, 2011, pp. 337, € 20,00
La «rivoluzione incompiuta» alla quale Ugo Dotti dedica il suo ultimo volume è la mancata realizzazione, in Italia (a differenza di ciò che è accaduto in Francia, Inghilterra e Spagna) dello stato unitario, ma è anche, contestualmente, l’incompiuta lotta, condotta dagli intellettuali italiani, di liberazione «dal trascendente religioso per la conquista dell’umano e dell’immanente»1. Direi che questo è il secondo tema più importante e più innovativo del libro, almeno nell’ambito della recente critica di ispirazione marxista.
Siamo abituati, dagli anni ’60 in poi, a una costante riduzione del ruolo degli intellettuali, che non vengono più visti come indispensabile polo di una dialettica tra realtà data e realtà da conquistare attraverso una rivoluzione. Polo dialettico sembrano essere diventate le masse, diversamente ma sempre genericamente connotate (l’«operaio massa», oppure la «moltitudine» di «soggetti desideranti» che, in quanto tali, si opporrebbero all’«Impero» e lo modificherebbero dall’interno2).