Benché Sonny Rollins sia considerato, insieme a Charlie Parker e John Coltrane, uno dei più grandi sassofonisti jazz della storia, nessuno è in grado di spiegare per quale motivo dagli anni Sessanta in poi egli non abbia più prodotto un album in studio degno di alto livello. Secondo alcuni, il suo stile ha subito danni irreparabili a seguito del lungo periodo di sperimentazione con funk, disco e fusion negli anni Settanta e Ottanta. Eppure, chiunque lo abbia visto esibirsi in una serata di grazia sa che Rollins, a ottantadue anni, è ancora in grado di suonare con la stessa brillantezza che aveva portato giganti del calibro di Parker, Miles Davis e Thelonious Monk a interessarsi a lui negli anni Cinquanta. E se ci fosse ancora qualche dubbio residuo, la notizia che Rollins si è aggiudicato questa estate tre importanti premi jazz, dovrebbe dissipare il sospetto che gli anni migliori siano ormai alle sue spalle.