Jonathan Franzen, Libertà, Torino, Einaudi, 2011, pp. 626, € 22,00
Nel saggio Mr. Difficult1, Jonathan Franzen raccontava, non senza una certa cupa soddisfazione, come, in seguito alla pubblicazione nel 2001 del suo terzo romanzo, Le Correzioni, avesse cominciato a ricevere grandi quantità di posta da parte di lettori furiosi. La rabbia era in parte di natura sociologica: «Si può sapere per chi è che stai scrivendo? Sicuramente non per l’uomo medio, quello che di solito legge un libro per il semplice piacere della lettura», e in parte semplicemente di natura personale. Un lettore, ad esempio, accusava Franzen di essere «un pomposo snob, e un vero e proprio stronzo»2.
Le Correzioni è rimasto per 29 settimane nella classifica dei best seller del ‘New York Times’ e ha vinto il National Book Award 2001, tuttavia, sembrava non esistere un’opinione unanime da parte dei lettori in materia dei meriti del libro. Il romanzo aveva colpito una serie di nervi scoperti e di conseguenza aveva diviso i suoi lettori in due categorie: chi l’aveva odiato con particolare acredine e chi invece pensava fosse un lavoro eccellente (io ero tra questi ultimi). Il rapporto conflittuale dell’autore verso i mass media non migliorava certo la situazione: dopo avere espresso un commento irrispettoso riguardo all’imprimatur di Oprah Winfrey sulla sovracoperta dell’ultima edizione, a Franzen è stato annullato l’invito ad apparire nel suo show. È stato uno scandalo per una settimana o due.