Douglas Coupland, Marshall McLuhan, Milano, Isbn, pp. 198, € 19,00
È un gioco da ragazzi, spesso efficace, mostrare quante descrizioni incredibilmente accurate del nostro mondo – un mondo inondato dai media, passivo e guidato dalle opinioni – derivano da Marshall McLuhan, che le ha coniate più di mezzo secolo fa. Nel suo primo libro del 1951, La sposa meccanica, e ancor più in La galassia Gutenberg, scritto nel 1962, McLuhan fu così bravo a penetrare aspetti apparentemente marginali della cultura del suo tempo, che sembrò predire il futuro. Combinando, com’era solito, cinque concetti in uno, nel 1962 – tredici anni prima che il primo personal computer entrasse in commercio – scrisse in una sua tipica enunciazione: «Un computer, come strumento di ricerca e comunicazione, potrebbe intensificare il recupero, rendere obsoleta l’organizzazione della biblioteca pubblica, richiamare la funzione enciclopedica individuale e tramutarsi in una linea privata per conseguire dati confezionati velocemente e facilmente smerciabili»1.