“Mi aspetto una vittoria schiacciante dei Democratici nel 2018”, ha detto George Soros[1] a un convegno a Davos a gennaio. I suoi ascoltatori non desideravano altro che dargli ragione. È una previsione che ha basi solide. Sin dalle prime settimane in carica del presidente Trump, l’istituto di ricerca Gallup aveva verificato che il suo indice di gradimento era molto basso. Il fatto che Hillary Clinton abbia vinto il voto popolare nel 2016 con un margine di 2.984.757 elettori suggerisce che i Democratici siano numericamente più forti. Milioni di americani si sono indignati per la pratica di divisione delle famiglie migranti, per le dimostrazioni di tangenti in politica e molte altre scelleratezze, tra cui l’apparente desiderio di Trump di isolare gli Stati Uniti dal resto del mondo.
Ma a questo punto è meglio non confidare troppo sulla previsione di Soros. I Repubblicani sanno di essere secondi dietro ai Democratici come numero di elettori. Hanno perso il voto popolare in termini numerici assoluti in sei delle ultime sette elezioni presidenziali. Questo fatto, quindi, li ha motivati sia a sviluppare strategie per ridurre l’elettorato Democratico sia a fidelizzare i propri sostenitori in un modo che i Democratici non hanno fatto. Il fatto che i Repubblicani siano più fedeli nel votare e che più spesso scelgano i candidati del loro partito indipendentemente da tutto, renderà le elezioni di midterm[2] difficili da vincere per i Democratici in alcuni distretti.