23° Spoletoscienza, organizzato dalla Fondazione Sigma-Tau nell’ambito del 54° Festival dei Due Mondi.
Spoleto 25 giugno – 10 luglio 2011.
Di cosa ci ammaleremo, come ci cureremo, come vivremo la malattia e che probabilità avremo di guarire? Guardando indietro nella storia dell’umanità, si ha l’impressione che per lungo tempo la risposta a queste domande sia stata racchiusa in una mappa. In passato infatti la salute sembra aver avuto una sua geografia dai confini più o meno chiari: la malaria in una certa pianura, il gozzo in una valle, una forma di anemia su un’isola, una infezione respiratoria in alcuni continenti… Insomma, sia le malattie infettive che quelle non trasmissibili potevano in molti casi essere mappate, e così pure le tradizioni mediche e le convinzioni filosofiche che aiutavano ad affrontarle. Un assetto che ha cominciato a sfaldarsi già molti secoli fa, con l’intensificarsi dei movimenti di persone da una parte all’altra del globo, e che oggi sembra sostanzialmente andato in frantumi. La geografia della salute è quindi già 2.0: è ancora possibile individuare “popolazioni” più esposte a certe patologie, solo che questi gruppi di individui non sono fisicamente riuniti, ma fanno piuttosto parte di un sistema di reti fluide che avvolgono il globo, sovrapponendosi e intrecciandosi.