DIANE RAVITCH, Reign of Error: The Hoax of the Privatization Movement and the Danger to America’s Public Schools, Knopf, pp. 396 , $27.95
MICHELLE RHEE, Radical: Fighting to Put Students First, Harper, pp. 286 , $27.99
1.
Nel 1898, lo scrittore ed editore di Boston Tomas Wentworth Higginson pubblicò un memoriale intitolato Cheerful Yesterdays (Felici tempi andati). Una delle memorie che lo allietavano era quando si sdraiava per terra mentre sua madre leggeva a voce alta. Poiché «i bambini di oggi non hanno tale privilegio», egli scrisse, li si deve guardare con «commiserazione». Qui c’è l’idea di base di molto di ciò che è stato scritto sull’educazione prima e dopo di allora: elogio per un’età passata in cui i bambini erano ben supportati dagli adulti, e pietà per i bambini poco seguiti di oggi.
Quando Higginson era bambino, le scuole pubbliche o “popolari” erano solo all’inizio, e in tal modo l’educazione rimaneva largamente terreno per le famiglie e le chiese. Oggi, quando le condizioni dell’insegnamento e dell’apprendimento sono criticate, è usualmente la scuola pubblica a venire incolpata. Politici e opinionisti la ritengono responsabile per come gli studenti risultano nei test standardizzati. I presidi sono licenziati e le scuole chiuse a causa dei risultati scadenti. Gli insegnanti si sentono assediati. La Federazione Americana degli Insegnanti è diventata un bersaglio prediletto del sentimento antisindacale. La valanga di rabbia ha cominciato a cresce da quando una commissione nazionale consegnò un rapporto nel 1983 chiamato Una nazione a rischio, che apriva con queste battute spesso citate:
Se un potere straniero nemico avesse tentato di imporre sull’America la mediocre performance educativa che esiste oggi, avremmo a ragione potuto vedere questo come un atto di guerra. Per come stanno le cose, noi stessi abbiamo consentito che ciò accadesse.
Nei trent’anni trascorsi da allora, l’atteggiamento pubblico sulle scuole è molto peggiorato, così fa impressione che Diane Ravitch, probabilmente la nostra storica di punta dell’educazione primaria e secondaria, sia in grande disaccordo con questo atteggiamento. «Le scuole pubbliche», dice nel suo nuovo libro sulla politica educativa Reign of Error: The Hoax of the Privatization Movement and the Danger to America’s Public Schools (Regno dell’errore: l’imbroglio del movimento per la privatizzazione e il pericolo per le scuole pubbliche d’America), «stanno funzionando molto bene per la maggior parte degli studenti». Sottolinea che nelle trascorse recenti decadi la quota di abbandoni nelle scuole superiori sono diminuite. La media dei punteggi nei test è cresciuta, anche se di poco. Non è neppure così vero, come spesso è dedotto, che i bambini americani rimangano significativamente indietro nell’apprendimento delle materie scientifiche rispetto ai loro pari grado stranieri.
Ma se la Ravitch si oppone alle convinzioni prevalenti, non trascura il fatto che le performance scolastiche di una grande minoranza di bambini americani che crescono poveri o in quartieri segregati, siano spropositatamente deboli. D’altra parte, pensa che la loro difficoltà sia uno scandalo nazionale, che i riformatori scolastici di oggi siano sulla via sbagliata nei loro sforzi per opporvisi, e che, insieme alla persistenza di povertà e segregazione residenziale, dovremmo essere allarmati per lo stesso attuale movimento di riforma.