Non è da nemico del libero mercato capitalista, né da francese devoto al colbertismo e ancor meno da europeo antiamericano che mi prendo la libertà di rivolgermi a voi. Piuttosto, vi scrivo quale sostenitore militante dell’euro, guidato allo stesso tempo dalla passione e dalla ragione, ed irritato per essere stato costretto negli anni a leggere un tale diluvio di profezie – incluso su The New York Review – sulla morte imminente dell’euro. Alcune previsioni, per qualsiasi motivo e nelle buone o nelle cattive intenzioni, aspirano a diventare delle self-fulfilling propechies, profezie che si auto avverano1 .
Dietro alcune di queste visioni, è possibile intravedere una convinzione profonda e una sensazione istintiva che nessun artificio politico – e non c’è dubbio che l’euro sia un artificio politico – possa governare i mercati.