Se pur ridotta a estrema minoranza, si aggira ancora nell’università italiana, una generazione che ha goduto del privilegio di un apprendimento ordinato e graduale di quelle che un tempo e altrove si dicevano Belle Lettere. A quell’apprendimento corrispondeva un percorso fondato su di una netta distinzione tra insegnamenti fondamentali e quelli che ne erano complementari. Compito dei fondamentali era quello di fissare nella mente degli apprendisti-letterati nozioni, quanto più possibile, semplici e chiare, di definire pertinenze e impertinenze, di disegnare confini tra mondi conosciuti e conoscibili e l’ignoto delle terre dove abitavano e forse abitano ancora leoni con altre bestie feroci e in ogni caso non addomesticabili e selvagge. Fondamentali per le Belle Lettere erano qui da noi naturalmente l’italiano, il latino e il greco e questo lo studente capiva da sé anche soltanto ripensando a quella che era stata per ciascuno l’esperienza del classico (nel senso del liceo).