Donna, ama la tua fica. Sono trascorsi quarantaquattro anni da quando Germaine Greer1 impartì la sua turpe direttiva, e le donne sembrano averle dato ascolto. Greer ha perso la battaglia sulla terminologia – malgrado tutti i suoi sforzi, “fica” rimane la peggiore delle brutte parole2 – ma oggi “l’orgoglio della vagina” è entrato a far parte della cultura comune, e volti noti della televisione, come Oprah Winfrey, parlano pubblicamente e con spensierato affetto delle loro “iolande”. (Il gruppo conservatore “Parents Television Council”3 calcola che negli ultimi dieci anni l’impiego del termine “vagina” sul piccolo schermo sia diventato otto volte più frequente). I monologhi della vagina, la celebrazione teatrale dell’organo sessuale femminile firmata Eve Ensler, sono stati esportati in tutto il mondo, nonché sottoscritti e rappresentati dalle star patinate di Hollywood e persino dai delegati dello Stato del Michigan. Più di un sito oggi ha come unico scopo quello di permettere alle donne di condividere e confrontare in un “clima di solidarietà”, le foto della loro vulva.
Zoë Heller
L’orgoglio della vagina
da ''The New York Review of Books''NAOMI WOLF, Vagina: A New Biography, Ecco, 381 pp., $27,99