Maurizio Serra, Malaparte: Vies et Légendes, Paris, Grasset, 2011, pp. 637, € 23,00
Curzio Malaparte, Kaputt, Milano, Adelphi, 2009, pp. 476, € 22,00
idem, La pelle, Milano, Adelphi, 2010, pp. 379, € 20,00
Quasi ogni cosa di Curzio Malaparte – che scrisse Kaputt e La pelle, due tra i libri più memorabili sulla seconda guerra mondiale – era fasulla, a cominciare dal nome. Nacque a Prato, in Toscana, nel 1898, figlio di Erwin Suckert, un tedesco collerico (e protestante), e di madre toscana. Da principio il futuro scrittore fu battezzato Kurt Erich, ma quel complicato nome teutonico fu ben presto italianizzato in Curzio. Tra i venti e i trent’anni, quando già aveva pubblicato alcuni lavori, decise di cambiare il suo cognome da Suckert a Malaparte, che suonava più italiano (come fece anche Ettore Schmitz, che divenne Italo Svevo). Malaparte, ovviamente, era anche un riferimento a Bonaparte, il lato oscuro del bene.