Secondo il giornalista italiano Giacomo Papi, l’essenza della società contemporanea si è rivelata, una volta per tutte, nel modo in cui mangiamo1. Tutto è cominciato, egli sostiene, negli anni Ottanta, quando le farfalle con panna e salmone hanno iniziato a comparire nei menu italiani.
«La cucina incominciò a essere un’esperienza estetica. Trent’anni dopo, il salmone è stato sostituito dal tonno (tartare, scottato, allo zenzero), trionfano i risotti, la panna è scomparsa e ogni ingrediente è corredato da misteriose indicazioni geografiche tipiche […] In tavola non c’è più nulla di sfuso. L’olio d’oliva, l’aceto balsamico, perfino il sale grosso sono proposti nel contenitore d’origine, completo di etichetta esplicativa. Trent’anni dopo è impossibile mangiare parlando d’altro. È impossibile stare a tavola senza analizzare, a ogni forchettata, ogni sapore e ingrediente – comparando, discettando, confrontando – quasi che in mancanza di commento il piacere risulti inspiegabile e insipido. Trionfa la metagastronomia. Il gusto non basta più a dare piacere. Come l’arte contemporanea esiste solo se qualcuno ne parla e la interpreta, così anche la cucina vive, oggi, soprattutto nei commenti di chi la consuma.»