G.E. Rusconi, Cosa resta dell’Occidente, Roma-Bari, Laterza, 2012, pp. 290, € 19.00
Che cos’è l’Occidente? Ne parliamo tanto, ne parlano tanto i suoi nemici, ma quando dobbiamo definirlo in modo preciso ci troviamo in difficoltà. È l’Europa? Sono gli Stati Uniti d’America? È il blocco composto da Europa e Stati Uniti magari con l’appendice dell’Australia? Con quale criterio si possono escludere da questo blocco paesi ultraindustrializzati, sviluppati, con governi liberaldemocratici più o meno aperti, come il Giappone? Si risponderà che è determinante la razza, o la storia propria di ogni paese. Già, ma anche gli Stati Uniti sono composti da razze che non sono affatto solo la razza bianca e hanno avuto una storia molto diversa da quella europea: eppure li consideriamo Occidente, addirittura la punta più avanzata dell’Occidente. Si deve concludere che il punto cruciale non è quello della razza né della storia. Evidentemente dobbiamo cercare altri criteri, meno fisico-geografici e forse più culturali, o politici.