da ‘The New York Review of Books’
Civil Resistence and Power Politics. The Experience of Non-violent Action from Gandhi to the Present,a cura di Adam Roberts e Timothy Garton Ash, Oxford, Oxford University Press, pp. 407, $ 50.00
TIMOTHY GARTON ASH,Facts Are Subversive. Political Writing from a Decade Without a Name, New Haven, Yale University Press, pp. 441, $ 35.00
Brian Urquhart
In mezzo alla triste stagione attuale e alle recenti rivolte nel mondo arabo, è confortante riconsiderare gli ultimi trent’anni e rendersi conto di quante cose in realtà siano andate più o meno per il verso giusto. La fine della guerra fredda, la caduta del comunismo e la nascita di nuovi Stati democratici di varie qualità hanno rappresentato cambiamenti storici di grande importanza. La maggior parte delle radicali trasformazioni politiche ed economiche dell’ultimo quarto di secolo, oltretutto, si sono realizzate con poco o punto spargimento di sangue. La rivoluzione di “velluto”, basata sulla resistenza civile, sull’organizzazione e sui negoziati, è diventata una tendenza. Molto si deve a Mikhail Gorbaciov.
Ciò che adesso noi chiamiamo “resistenza civile” prende spesso la forma di raduni di massa e manifestazioni, come nel caso di Praga nel 1989 e di Teheran nel 2009. C’è chi partecipa a scioperi, boicottaggi, digiuni, o chi si rifiuta di obbedire alle leggi.