GARRY WILLS, Why Priests? A Failed Tradition, Viking, pp. 302, $27.95
RELIGIONE: Recensione del saggio dello studioso cattolico Garry Wills, che attacca con forza la classe sacerdotale cattolica, rea secondo l’autore, di essere una classe autoreferenziale e illegittima, che sfrutta a suo vantaggio e a danno di miliardi di fedeli il privilegio canonico della celebrazione della messa.
L’ultimo libro di Gary Wills sul Cattolicesimo coincide con una crisi nella chiesa che si è sviluppata fin da quando Pio IX (1792-1878) diresse la barca di Pietro contro i venti dell’Illuminismo e della rivoluzione. Allontanato da Roma dopo i moti del 1848, il Papa vi fece ritorno sotto la protezione di Napoleone III e rifugiatosi in Vaticano, rifiutò di riconoscere il nuovo Regno d’Italia (riconoscimento che non avvenne fino ai Patti Lateranensi del 1929, firmati da Pio XI e Mussolini).
Dalla sua auto-imposta “prigione” Pio IX proclamò la sua sferzante condanna del “modernismo” nel 1864 con l’enciclica Quanta Cura, includendovi “Il Sillabo degli errori”1, che rimase fonte d’imbarazzo per molti se non per la maggior parte degli studiosi e degli intellettuali della chiesa per i successivi novantotto anni, fino al Concilio Vaticano Secondo di Giovanni XXIII. L’autorevole e ortodosso A Catholic Dictionary (Nihil Obstat più Imprimatur!) di Donald Attwater, conclude con cautela il capitolo sul Sillabo e sulla conseguente auto-dichiarata infallibilità di Pio IX nel momento in cui, parlando ex cathedra ai vescovi del mondo (una dottrina a cui si opponevano il Cardinale Newman, Lord Acton, il Barone von Hügel e altri eminenti intellettuali cattolici di quel periodo), dice del Sillabo che «non è certo che ogni affermazione sia dichiarata infallibile e quindi irriformabile». (Con tali contraddizioni vissero i Cattolici prima di Giovanni XXII.)
Wills ha già criticato la sua chiesa, in cui è nato nel 1934 (mezzo nato, per così dire, visto che sua madre era una cattolica irlandese – e una sudista, dalla Georgia). Suo padre, i cui genitori erano un agnostico e una Cristiana Scientista, divenne col tempo Cattolico, ma non lo era mentre Wills era giovane. Dallo stesso racconto di Wills le più grandi influenze su di lui sono venute dalla famiglia di sua madre e dalla scuola elementare Cattolica di Adrian, Michigan, in cui crebbe (la scuola era gestita da una straordinaria comunità di suore Domenicane), e dal collegio dei Gesuiti che frequentò nel Wisconsin, entrambi di eccezionale qualità. (A quel tempo, la scuola Cattolica elementare e superiore – istruzione metodica in grammatica e retorica alle elementari, con molta memorizzazione e introduzione ai classici alle superiori – era generalmente nel Midwest quantomeno superiore alle scuole pubbliche.)
La famiglia si ridusse a vivere in una pensione a causa della Depressione e il padre di Wills, prima di essere mandato al fronte durante la II Guerra Mondiale, vendeva bombole di Gas. L’impegno del giovane Wills negli studi classici (il soggetto del suo futuro dottorato a Yale) iniziò con il Latino e il Greco insegnato dai Gesuiti. Quando lasciò la scuola superiore iniziò il noviziato Gesuita in un seminario fuori Saint Louis. Lo lasciò dopo cinque anni (dei consueti dodici anni di studio necessari per l’ordinazione), decidendo che quella vita non faceva per lui.